EPIDEMIOLOGIA
L’artrosi dell’anca è una patologia comune in tutto il mondo che colpisce principalmente i soggetti di età più avanzata.
• La prevalenza di artrosi all’anca varia dal 3% al’11% nella popolazione di età superiore ai 35 anni
• È stato stimato che il 3% della popolazione adulta in generale e l’8% dei soggetti sopra i 60 anni sono affette da coxartrosi
• Le donne sono maggiormente interessate da tale condizione rispetto agli uomini
• La prevalenza è maggiore nel sesso femminile sopra i 50 anni mentre il sesso maschile ha una prevalenza leggermente più elevata sotto i 50 anni
• La prevalenza aumenta con l’avanzare dell’età. Poiché è sempre in aumento l’aspettativa di vita, si prevede che la prevalenza dell’artrosi all’anca aumenterà di circa il 40% nei prossimi 20 anni, rendendola la quarta causa più comune di disabilità. Tale aumento potrebbe riflettere anche la presenza sempre maggiore di fattori di rischio come ad esempio l’obesità
• Un’alta percentuale di pazienti che alla radiografia presenta evidenza di artrosi, non mostra alcun sintomo caratteristico di questa patologia
EZIOLOGIA
La caratteristica principale dell’artrosi dell’anca o coxartrosi è una degenerazione della cartilagine articolare causata da diversi fattori. In base alla causa, la coxartrosi può essere distinta in:
• Primaria (o idiopatica) in cui le cause non sono note e si ipotizza che tale degenerazione può essere dovuta all’età, all’usura e familiarità.
• Secondaria in cui la degenerazione della cartilagine è collegata a diverse cause come un trauma o un precedente intervento chirurgico (ad esempio la frattura dell’acetabolo o una frattura del femore).
Fattori di rischio
Alla genesi della coxartrosi possono concorre alcuni fattori, definiti fattori di rischio, che se presenti, potrebbero aumentare la probabilità di sviluppare tale condizione. Tra i principali troviamo:
• Età (>50 anni)
• Sesso femminile
• Genetica
• Obesità
• Elevato volume ed intensità dell’allenamento sportivo
• Osteonecrosi della testa del femore
• Lesione del labbro acetabolare
• Frattura dell’acetabolo
• Frattura del femore
• Displasia congenita dell’anca
• Morbo di Perthes
• Epifisiolisi
• Conflitto femoro acetabolare
CLINICA
Tra i primi sintomi che vanno progressivamente a intensificarsi e che fanno da “campanello d’allarme, riscontriamo:
• difficoltà a sostenere un passo lungo
• a divaricare o accavallare le gambe
• compiere con scioltezza movimenti anche banali degli arti inferiori.
Successivamente la sintomatolgia peggiora e si ha:
• Dolore in sede trocanterica o inguinale, spesso irradiato alla faccia antero-mediale della coscia e del ginocchio, poiché queste zone sono innervate dagli stessi rami sensitivi che innervano la capsula articolare dell’anca (n. otturatorio e n. femorale).
• Atteggiamento viziato di lieve flessione e netta adduzione e rotazione esterna dell’arto.
• Limitazione articolare che interessa inizialmente l’abduzione e i movimenti di rotazione interna (la flessione in genere è compromessa più tardi e in modo incompleto).
• Riduzione del tono (capacità contrattile del muscolo) e del trofismo (stato di salute del muscolo) dei muscoli dell’arto interessato, ovvero ipotonia e ipotrofia dell’arto affetto, soprattutto dei muscoli: quadricipite, grande gluteo e medio gluteo.
• Deambulazione (camminare) con zoppia di fuga.
• Dolore.
L’atteggiamento viziato in flessione e rotazione esterna è determinato da una retrazione, ovvero da un’accorciamento, del muscolo ileo-psoas (situato a livello dell’inguine), mentre l’adduzione da una retrazione dei muscoli adduttori
DIAGNOSI
1. anamnesi: ossia l’ascolto del paziente che riferisce i propri disturbi riguardo al ginocchio (es. dolore, impotenza funzionale)
2. esame obiettivo: valutazione della funzionalità dell’articolazione e della sua stabilità, nonché la sede del dolore
3. esami diagnostici:
• primo livello: radiografie del bacino in ortostasi, radiografie dell’anca interessata dal disturbo
• secondo livello (richiesti dello specialista): risonanza magnetica e tomografia assiale
TRATTAMENTO
In genere si procede inizialmente con un trattamento di tipo conservativo:
• l’assunzione di farmaci antinfiammatori
• infiltrazioni di cortisonici e/o acido ialuronico e/o cellule mesenchimali derivate dalle cellule adipose, PRP
• la fisioterapia
• l’uso di stampelle quando bisogna camminare a lungo
Tecniche Chirurgiche:
L’ARTROSCOPIA è una tecnica sempre più diffusa che permette sia una valutazione diagnostica dell’entità della patologia e sia la possibilità di intervenire, sul femore e/o sull’acetabolo, per risolvere chirurgicamente i conflitti che producono il dolore.
In alcuni rari e ben selezionati casi è preferibile optare per una correzione a cielo aperto del conflitto.
La PROTESI TOTALE DI ANCA rappresenta l’opzione limite a cui si ricorre quando esistono controindicazioni alle procedure conservative o queste non abbiano avuto successo.